La missione chi ci hanno affidato i capi reparto era concludere un raid con un percorso sfidante mettendo alla prova le nostre capacità di sopravvivenza.
Al inizio del raid siamo andati un po’ a rilento a causa della difficoltà nel leggere la mappa, ma appena abbiamo trovato il sentiero giusto abbiamo preso subito il ritmo, ad un certo punto però Filo non si è sentito bene e ha vomitato, ma mentre aspettavamo che stesse meglio Mario è scivolato sbattendo molto forte il ginocchio, a questo punto abbiamo contattato i capi per decidere un punto in cui sarebbero venuti a prendere Filo e Mario in quanto non sarebbero riusciti a continuare la camminata. Dopo aver percorso a ritroso circa 30 minuti di percorso abbiamo incontrato gli aiuto-caporeparto: Leo e Pietro che hanno subito controllato il ginocchio di Mario per verificare che non fosse grave e ci hanno fatto riempire le borracce da una tanica che avevano portato nello zaino. Tommy, Nico e Fra hanno continuato la camminata fino al punto di arrivo, dal quale hanno proseguito per arrivare a un laghetto distante circa 20 minuti e accampandosi non lontano da esso accanto ad un rifugio. Il giorno seguente si sono incamminati alle 8 in modo da essere al campo per le 11.30 massimo.
Come seconda impresa pensavamo di andare in un rifugio per dare una mano a fare quello che capita come ad esempio le pulizie; oppure aiutare nel rinnovo o pulizia di un sentiero nella zona; insomma fare qualcosa a beneficio della montagna e di chi la frequenta.
Ideazione
Come primo “step” abbiamo deciso di scrivere una e-mail al CAI di Arona, spiegando cosa avremmo voluto fare come impresa e chiedendo se potessero mandarci dei contatti o offrirci qualcosa da fare loro stessi.
Dopo pochi giorni ci è arrivata una e-mail di risposta dal CAI nella quale ci hanno fornito ben 3 contatti: quello della rifugista del rifugio CAI citta di Arona al Alpe Veglia, quello del AIB antiincendi boschivi di Arona e quello del parco naturale del monte Fenera. A questo punto abbiamo mandato una e-mail simile a quella che avevamo mandato al CAI a tutti e tre gli indirizzi ma sfortunatamente senza esito positivo da nessuno.
IDEA FINALE
Nel frattempo è arrivata l’estate e abbiamo un po’ perso di vista quest impresa per concentrarci sulla prima. Dato che il tempo che ci era rimasto a disposizione non era molto abbiamo deciso di ricominciare: grazie ai capi siamo riusciti a ragionare e a ripensare un altra impresa che avesse come obiettivo qualcosa che giovasse alla montagna, alla fine abbiamo optato per ripulire dei sentieri nella zona di Montrigiasco, pochi chilometri sopra Arona.
Come?
Il materiale necessario è davvero poco: dei sacchi del immondizia, guanti da giardinaggio e tanta voglia di ripulire i boschii
Quando?
L’unica data che abbiamo individuato in cui tutta la sq era disponibile è stata il 16 agosto. La durata totale del impresa è stata di circa un pomeriggio per ripulire 3km di sentiero.
Quanto costa?
Il costo totale del impresa è zero in quanto il materiale che abbiamo usato è stato facilmente reperibile a casa.
REALIZZAZIONE
Alle ore 15 del 16 agosto ci siamo trovati tutti a Montrigiasco dotati di sacconi e guanti e ci siamo messi subito in cammino verso il bosco. Il primo pezzo di sentiero è stato decisamente il più sporco e con i rifiuti più insoliti: oltre alle solite bottiglie di vetro e cartacce di merendine abbiamo anche trovato un hard disk di un computer e molti pezzi di mattonelle. Man mano che andavamo avanti la spazzatura era fortunatamente sempre più rara fino a che abbiamo raggiunto un punto in cui non ce ne era per nulla. I rifiuti più comuni sono stati materiali da costruzione come tubi di plastica di varie forme e dimensioni, fil di ferro, pezzi di cavi elettrici, frammenti di mattonelle, ad un certo punto abbiamo addirittura trovato un pezzo di metallo di almeno 50 cm. Verso le 17.45 siamo risbucati nel paesino dopo aver riempito un intero saccone di pattume vario, per un peso che si aggirava tra i 6 e i 7 chili.
VERIFICA
L’obbiettivo che ci eravamo posti era quello di beneficiare alla montagna e direi che ci siamo riusciti. Rispetto a quello che avevamo pensato inizialmente abbiamo fatto moltissimi cambiamenti per varie cause nonostante questo l’idea finale è rimasta in linea con l’obbiettivo. La cosa che ha funzionato meglio è stata sicuramente l’organizzazione velocissima: infatti, dopo esserci resi conto del poco tempo rimasto, ci siamo messi al lavoro e abbiamo organizzato un impresa in pochi giorni. La cosa che ha funzionato poco è stata sicuramente l’organizzazione nella prima fase: era infatti confusionaria e senza un obiettivo preciso tanto da mettere da parte l’impresa stessa. Gli ostacoli che abbiamo incontrato sono stati tutti nella fase di progettazione alcuni, come il fatto che non era possibile andare a dare una mano in un rifugio legalmente, ci hanno costretto a cambiare i nostri piani. Sia durante la “seconda” fase di progettazione che nella realizzazione abbiamo lavorato in modo ottimale, collaborando gli uni con gli altri e formando un bel gruppo.
Questo è il link per le foto che non siamo riusciti a mettere direttamente sul sito. https://drive.google.com/drive/folders/1iiNu9tz2fXmQ2kYCegeEmSz9WKs_J55Y?usp=drive_link
Come impresa abbiamo deciso di raggiungere il bivacco Farello per passarci la notte. Il percorso che abbiamo pianificato comprende la maggior parte dei punti di interesse del alpe veglia come il Lago Bianco, la Conca Mottiscia, Pian du Scricc, le Marmitte dei Giganti, il lago delle Fate e il lago delle Streghe. Oltre alla notte fuori abbiamo deciso di realizzare un diario in cui terremo traccia degli animali che incontreremo, le piante che troveremo e il profilo geologico della zona. Il diario lo creeremo da zero comprando la carta, per poi cucire insieme le pagine , stamperemo alcune foto per inserirle e prenderemo dei campioni di piante da inserire, il tutto sarà accompagnato da delle didascalie scritte da noi! Il diario oltre ad avere lo scopo di farci informare sul area del escursione è anche un bel modo per avere un ricordo fisico del esperienza.
IDEAZIONE
Tommy, Fra e Filo che danno un occhiata ad alcuni itinerari.
L’obbiettivo di quest impresa è quello di conoscere meglio la montagna e quale modo migliore se non esplorarla per dormire immersi nella natura e lontani da tutti i comfort? A questo punto abbiamo immediatamente pensato ad un bivacco: nelle zone vicine ne avevamo selezionati alcuni di difficolta intermedia ma alla fine la scelta è ricaduta sul bivacco Farello data la bellezza del area e i moltissimi punti di interesse naturalistico. Ora non rimane che stabilire il percorso
Idea iniziale
A sinistra si può vedere la mappa del percorso che inizialmente avevamo pensato per l’andata e a destra quella per il ritorno.
Inizialmente per l’andata pensavamo di passare, dopo aver raggiunto l’alpeggio (1), dal laghetto delle Streghe e quello delle Fate (2,3) per poi raggiungere il bivacco (B) passando da pian du scricc (6).
Per il percorso del ritorno saremmo passati dal Lago Bianco (1) e dalla conca
Mottiscia (2) per poi tornare al punto di partenza (B) a Pontecampo .
Idea finale
Dopo varie versioni del itinerario abbiamo optato per questa: a sinistra c’è l’andata e a destra il ritorno. Per distribuire meglio i chilometri su i due giorni abbiamo deciso di passare dalle marmitte dei giganti (1) il primo giorno e dai laghetti delle streghe e delle fate (4,5)il secondo giorno.
Cosa porteremo?
L’attrezzatura e il materiale che porteremo con noi non sarà tanta ma importantissima. La prima cosa da mettere nello zaino sarà il sacco a pelo di peso medio, nonostante dormiremo nel bivacco saremo ad alta quota, circa 2400 mslm, e quindi è sempre meglio arrivare preparati; il materassino non servirà perchè il bivacco è dotato di materassi. Un ruolo fondamentale sarà rivestito anche dai vestiti che indosseremo: degli scarponcini comodi, calze da trekking, maglietta e pantaloni tecnici saranno essenziali per vivere al meglio quest’ esperienza, oltre a queste cose poteremo un indumento per ripararci dal freddo della sera o quando saremo in alta quota e una giacca impermeabile e antivento. Assieme a questi indumenti fondamentali porteremo un cambio di indumenti intimi: se dovesse piovere sarà importantissimo cambiarci le calze per rimanere con i piedi asciutti. Dato che passeremo fuori la notte dovremo essere autosufficienti a livello di cibo, da casa dovremo portarci un pranzo e una cena per il primo giorno e una colazione per il secondo giorno; il percorso è abbastanza lungo quindi avremo con noi anche degli spuntini, come frutta secca o barrette energetiche, da consumare nel caso fossimo molto stanchi o durante le pause; ovviamente se gli alimenti che vorremo portare necessitano di cottura ci muniremo di un fornelletto; ognuno porterà con se 2 borracce che potremo riempire in vari punti lungo il percorso . Delle cose che non potranno mancarci sono: un cappellino per ripararci dal sole, un coltellino, della crema solare, la cancelleria di sq per prendere appunti che ci serviranno per realizzare il libro del impresa, un mazzo di carte.
Da in alto a destra ci sono: zaino, sacco a pelo, prodotti per l’igiene, cuscino gonfiabile, necessario per mangiare ovvero alimenti, fornelletto, tazza e posate, ciabatte, cancelleria di squadriglia, borraccia e camel bag, cambio di vestiti e vestiti caldi , sacchettino con oggetti elettronici come la frontale, macchina fotografica, powerbank e cavetti, coltellino, gps, carta della zona con bussola, capellino di lana, guanti e giacca impermeabile.
Quando e in quanto tempo?
Per quest impresa i tempi di camminata effettivi saranno circa di 5 ore e 10 per l’andata e 4 ore e 50 per il ritorno. Al andata ci ritroveremo alle 7 ad Arona per poi partire con la camminata massimo alle 9, in questo modo avremo tempo di raggiungere il bivacco in tutta calma: facendo pause quando è necessario ed andando al passo del più lento.
Quest anno l’apertura del alpeggio slitta dopo metà giugno perchè durante l’inverno ha nevicato moltissimo ma cercheremo comunque di andare il prima possibile. Abbiamo saputo dalla rifugista del rifugio CAI Città di Arona, che avevamo contattato per chiederle se la seconda impresa fosse fattibile, che fino al 02/06 nella piana del Veglia c’erano 80 cm di neve, considerando che il bivacco è posizionato 700 metri sopra la piana, dovremo aspettare ancora varie settimane affinché la neve sia sciolta quasi del tutto.
Dopo aver considerato gli impegni di tutti i componenti abbiamo individuato lunedì 29 e martedì 30 luglio come data migliore, la scelta è ricaduta su dei giorni settimanali per abbassare il rischio di trovare il bivacco al completo.
Quanto costa?
L’unica spesa che abbiamo dovuto sostenere era di trasporto, essendo due giorni infrasettimanali nessuno dei genitori era disponibile per portarci ma il nostro aiuto-capo reparto era disponibile per portarci e data la lunghezza del viaggio ci siamo accordati con lui per pagare il carburante necessario dividendo la somma equamente in sq.
REALIZZAZIONE
L’impresa in realtà è iniziata dal giorno prima con la preparazione dello zaino e un ultimo controllo alle previsioni per dare la conferma definitiva. La mattina del 29 ci siamo trovati tutti in stazione ad Arona introno alle 7 e siamo partiti. Siamo arrivati a Pontecampo in perfetto orario e dopo le dovute raccomandazioni dal capo ci siamo messi in cammino, il primissimo tratto è stato molto faticoso: il sentiero era ripido ed esposto al sole, ma soprattutto non ci eravamo scaldati; dopo circa 20 minuti infatti il povero Nico ha avuto un crampo al polpaccio e quindi ci siamo fermati per aiutarlo e ne abbiamo approfittato per fare una pausa. Passato il primissimo tratto abbiamo raggiunto una strada poderale, sempre molto soleggiata ma ventilata e con una pendenza più dolce. Circa alle 10.30 abbiamo raggiunto l’alpeggio e ci siamo diretti verso il rifugio CAI Arona per chiedere dei dettagli su una fonte d’acqua vicina al bivacco e per fare uno snack; dopo una pausa di circa 20 minuti abbiamo ripreso la camminata e alle 11.50 siamo arrivati a Pian du Scricc. Per fermarci a mangiare abbiamo scelto un enorme masso spaccato in due metà, una delle quali si era ribaltata lasciando esposta una faccia piatta, saliti sulla roccia abbiamo pranzato e ci siamo riposati, tre quarti d’ora dopo siamo ripartiti diretti a pian d’erbioi. Il tratto tra pian du scricc e pian d’erbioi è stato probabilmente il più duro di tutta l’escursione: principalmente per colpa della pendenza elevatissima e della fatica che iniziava a farsi sentire, nonostante la fatica siamo arrivati a pian d’erbioi, dopo quasi un ora e mezza essere partiti dopo pranzo, e abbiamo fatto una breve pausa per bere. Durante l’ultimo tratto di strada abbiamo attraversato un’ enorme lingua di neve non ancora sciolta e una sassaia per poi raggiungere finalmente la nostra meta tramite un ripidissimo, ma fortunatamente breve, tratto su di un prato. Siamo arrivati al bivacco verso le 15.30 e ci siamo sistemati: abbiamo scelto i letti e sistemato i sacchi a pelo; poco dopo alcuni di noi sono andati a prendere l’acqua seguendo le indicazioni che ci aveva dato la rifugista poche ore prima mentre altri sono rimasti al bivacco per riposarsi. Dopo aver preso l’acqua Tommy ha deciso di andare a cercare dei laghetti che secondo la mappa erano in zona, fortunatamente non erano lontani: in una conca distante circa 5 minuti dalla fonte. A questo punto Tommy e Filo sono andati a vedere i laghetti da vicino e a mettere a mollo i piedi mentre Fra e Nico sono tornati al bivacco. Circa alle 16.30 ci siamo riuniti tutti al bivacco per fare una bella partita a carte ma dopo alcune decine di minuti di gioco sono arrivati 4 ragazzi anche loro per dormire al bivacco. Verso le 19 è arrivato un curiosissimo branco di stambecchi che ha gironzolato intorno al bivacco per varie ore; dopo aver fatto alcune foto agli splendidi animali ci siamo messi a cucinare e ad osservare il panorama. Alle 20.30 circa è però sorto un problema: infatti sono arrivate altre 4 persone per le quali non c’era spazio in quanto i letti erano 9 ed erano già tutti occupati: 5 da noi e 4 dai ragazzi; fortunatamente siamo riusciti a trovare spazio anche per la famiglia sulle panche e sul tavolo usando come materassino le coperte in dotazione al bivacco. La notte è passata liscia: i letti erano comodi e la temperatura ottimale. La mattina, dopo una breve colazione e aver salutato tutti, ci siamo messi in marcia verso le 8.30 e abbiamo raggiunto il Lago bianco alle 10 con alcune difficoltà in quanto il terreno circostante era diventato quasi una palude a causa della moltissima acqua proveniente dai nevai. Alle 11 abbiamo raggiunto la conca Mottiscia, dalla quale passa un torrente; attraversarlo è stato impegnativo in quanto poche settimane prima il maltempo aveva allargato di vari metri il letto del torrente. Poco dopo il guado abbiamo incrociato la branca L/C del gruppo Omegna 1 a cui abbiamo dato alcuni dettagli riguardanti il percorso. A mezzo giorno e mezza ci siamo fermati a pranzare presso il lago delle streghe per poi ripartire verso le 13.30 con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia. Alle 14.40 siamo arrivati a Pontecampo dove abbiamo trovato Pietro ( il capo reparto) che ci ha riportati ad Arona.
VERIFICA
Avendo raggiunto e pernottato al bivacco consideriamo completata l’impresa nonostante non siamo riusciti, per via della stanchezza, a passare dalle marmitte dei giganti. La cosa che ha funzionato meglio è stata la pianificazione del percorso nella fase di ideazione e il riadattamento agli imprevisti, come ad esempio un pezzo di percorso non segnato o il terreno paludoso, durante la realizzazione; Speravamo andasse meglio sotto il punto di vista del indipendenza tra i membri della sq sotto vari aspetti come l’abbigliamento, attrezzatura e l’acqua. Non abbiamo avuto imprevisti particolarmente gravi se non alcuni come: un po’ di affaticamento, delle fiacche causate dalle scarpe nuove che abbiamo risolto con dei cerotti appositi e con un paio di calze più spesso, il letto del fiume più ampio del previsto il quale abbiamo deciso di attraversare togliendoci gli scarponcini e il terreno paludoso vicino al Lago bianco che abbiamo semplicemente aggirato. Il clima di sq è stato abbastanza vario ma complessivamente positivo: durante la parte di camminata eravamo più tesi, soprattutto al ritorno quando ci siamo visti costretti ad accelerare il passo per tornare in orario; mentre durante la parte di convivenza al bivacco eravamo visibilmente sollevati dal aver raggiunto la meta e fieri della nostra impresa.
Nel complesso siamo molto soddisfatti dal essere riusciti a portare a termine l’impresa e siamo sicuri che ha lasciato qualcosa a tutti noi
Questo è il link per le foto che non siamo riusciti a caricare direttamente https://drive.google.com/drive/folders/1_zqh8au2n4jJMae0Cr4pqkLbELhyzbKy?usp=drive_link
Ciao, il mio nome è Tommy. Questo è il mio ultimo anno in reparto e sono il capo sq. Per ora ho due specialità: alpinista e infermiere, devo ancora decidere quale fare come terza ma son sicuro di voler prendere il brevetto di sherpa.
Ciao, il mio nome è Mario. Sono vice capo, questo è il mio terzo anno in reparto e sto lavorando sulla tappa della competenza. Le mie specialità sono fuochista e maestro nodi, sto lavorando per cuciniere.
Ciao, mi chiamo Francesco. Per tutti e tre i miei anni di reparto sono stato un falco, non ho specialità e sono un po’ indeciso su cosa prendere. Sarebbe ora!!
Ciao, io sono filippo. questo è il mio primo anno di reparto, e sono nei falchi, i migliori grazie a Tommi!! Non ho specialità ma vorrei quella di cuciniere.
Ciao, mi chiamo Nicholas. Questo per me è il mio quarto anno di reparto, ma sono entrato quest’ anno nel Arona 1, non ho ancora delle specialità ma vorrei fare quella di artigiano.